Victor – Testimonianze

Sono nato in Moldavia in una famiglia evangelica. Fin dalla più tenera età la mia vita ha subito diverse complicazioni: la morte di mio padre, la separazione dei miei nonni e di conseguenza una situazione economica difficile, che costrinse mia madre ad emigrare in Italia. Io rimasi in Moldavia con mia nonna. Avevo sei anni. Due anni dopo raggiunsi mia madre in Italia. Lei, nel frattempo, aveva conosciuto un uomo, con cui ora è sposata e ha due splendidi figli.  Ambientarmi non è stato affatto semplice: un nuovo paese, una nuova famiglia in cui mi sentivo un intruso, una nuova scuola, dei nuovi amici…

A complicare ulteriormente le cose c’ha pensato l’adolescenza, coi suoi turbamenti. Ho iniziato a fumare, a bere, a fare uso di droghe leggere (hashish e marjiuana) e ad essere completamente avulso dalla scuola. Ogni sera uscivo col mio gruppo di amici a sballarmi. Però c’era un particolare che mi contraddistingueva, e che loro stessi mi rinfacciavano: a un certo punto della serata, mi isolavo dagli altri. Indossavo gli auricolari e m’incamminavo per andare in un posto dove si trova una vecchia chiesa. Lì ero solito guardare il cielo e piangere, gridando a Dio, un po’ per rabbia, un po’ per supplicarlo di aiutarmi. Erano diversi i problemi che mi affliggevano: un innamoramento inappagato, il senso di non appartenenza a niente, la mancanza di uno scopo nella vita. In seconda superiore fui bocciato. L’anno successivo dopo soli due mesi di decisi di ritirarmi. Mia madre, disperata, mi convinse a trascorrere un periodo di tempo in Moldavia dai miei parenti, sperando che potesse essermi d’aiuto. Intanto pregava. Fu durante una di quelle notti in Moldavia che ricevetti il tocco benefico di Cristo. Fino a quel momento non vedevo altro che la mia di sofferenza, sentendomi una vittima incompresa. Ero cieco e insensibile agli altri. Ricordo che ero nel letto in procinto di addormentarmi, e a un certo punto mi apparve davanti tutto il male e il dolore che avevo causato agli altri, soprattutto a mia madre. Aprii il mio cuore e implorai Dio di perdonarmi. Seguì una leggerezza e un benessere che mai avevo provato prima. Pensai: “Sarebbe bello se questo istante potesse durare per sempre”. Andai a dormire con un profondo senso di pace nel cuore. Com’è scritto nel libro di Giona, “Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed Egli mi ha risposto”.

Rientrato in Italia, smisi di far uso di droghe leggere. Inoltre, avendo molto tempo libero (a causa del ritiro da scuola), inizia ad appassionarmi alla lettura. Tra i primi libri che lessi ci furono diversi saggi di Sigmund Freud e uno di Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra. Essendo giovane e facilmente condizionabile, fui contagiato dal loro ateismo. E mi dimenticai di Dio e del tocco che avevo ricevuto. Discutevo animatamente con mia madre, volendola convincere che Dio non esisteva. Lei soffriva molto e si rifugiava nelle preghiere. Poi lessi Delitto e Castigo di Dostoevskij, e in una scena compariva una Bibbia. Al che decisi di acquistarne una copia, per dimostrare a mia madre tutte le contraddizioni che contiene. La reazione di mia madre mi destò un po’ di perplessità: era contenta. Forse già immaginava quel che accadde in seguito, che ha una componente molto ironica: ero io che volevo scovare le presunte contraddizioni della Bibbia, e invece fu la Bibbia a palesare le mie di contraddizioni, proprio come una spada a doppio taglio. Io mi ero dimenticato di Dio, ma Lui non si era dimenticato di me. 

Di lì a poco, iniziai a frequentare la chiesa e ad avvicinarmi sempre di più al Signore. Smisi di bere, di fumare le sigarette e tornai a scuola, riuscendo a diplomarmi. Continuai gli studi iscrivendomi alla facoltà di lettere e filosofia. Tuttavia, ancora esitavo ad arrendermi del tutto al suo amore e decidere con risolutezza di servirlo. E infatti, nei due anni che frequentai l’università (senza sostenere alcun esame) mi allontanai ancora una volta dal Signore. Ripresi a bere e ad uscire la sera fino a tardi e a cercare la pace e l’appagamento che avevo con Dio altrove, nel mondo. Senza successo: ogni giorno, stavo sempre peggio. Avevo sfrattato Dio dal mio cuore, adducendo come pretesto i vari dubbi razionali che avevo. Ma non erano i dubbi ad avermi reso incredulo. Semmai era l’incredulità ad aver generato i dubbi. Ho capito una cosa da quel periodo: la scelta di seguire o respingere di Dio non è mai razionale. Chi dice che la ragione gli impedisce di credere, mente. Si crede o non si crede con il cuore. La ragione si adatta. La mia incredulità era scaturita dal cuore, che si era voltato indietro verso le cose del mondo e aveva ripreso ad amare il peccato. Ma ancora una volta, mentre io mi ero scordato di Dio e pensavo di essermene sbarazzato, Lui non si era scordato di me. Al culmine della disperazione, mi venne in soccorso. Tutto iniziò da una frase letta da un libro che avevo acquistato per un corso universitario, di un mistico del medioevo: “Chi ha gustato le cose di Dio, non può che trovare rivoltante tutto ciò che non è Dio”. Fui colto da una profonda nostalgia: della relazione con Dio, della comunione fraterna e dell’edificazione che viene dalla sua Parola. Ripresi a leggere la Bibbia e poco dopo, in modo straordinario, Dio mi ha riportato in chiesa.

È passato più di un anno. Un periodo in cui Dio mi ha trasformato, rendendomi una creatura nuova. Finalmente ho deciso di arrendermi completamente al suo amore e di fare in tutto e per tutto la Sua volontà.